Iniziamo la navigazione negli Atti degli Apostoli oggi 29 giugno 2023, nel giorno di Pietro e di Paolo, che di quel libro sono protagonisti, confidando nel loro patrocinio.
Lo facciamo con la convinzione che quest’opera, forse troppo poco conosciuta dalla maggioranza dei cristiani, sia assolutamente imprescindibile per acquisire un’adeguata coscienza di che cos’è veramente la chiesa; il che, a sua volta, è indispensabile per mantenere una fede in grado di resistere alla forza terribile dell’odio del mondo e all’influenza della mentalità di questo secolo (cfr. Rom 12, 2). Sarà anche il nostro modo di partecipare e contribuire all’attuale “cammino sinodale”. Il papa ha detto più di una volta che «la sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante manuale di ecclesiologia: il libro degli Atti degli Apostoli» (Discorso ai fedeli della diocesi di Roma del 18-9-21, ma sul punto è tornato altre volte). Per quel poco che posso vedere, tuttavia, l’impronta di Atti non appare per nulla nello stile e nei contenuti di quanto è stato prodotto fino ad ora. Posso sbagliare, naturalmente, ma tra la chiesa vagheggiata in tanti “discorsi sinodali” che si sentono e quella di Atti, che, come vedremo, è “martiriale”, mi pare che vi sia ben poca affinità.
Procederemo in maniera analoga a come abbiamo fatto con la Commedia: lettura integrale del testo, senza fretta e senza troppe pretese, raccolta degli spunti più interessanti (nel senso forte di interesse: ciò che ci riguarda, che pertiene a noi, che incide sulla nostra vita. Non siamo turisti golosi di curiosità esotiche, ma più che mai pellegrini). Una lettura elementare, o popolare come abbiamo definito quella del poema dantesco: non del tutto sprovvveduta di strumenti critici (qualche libro l’abbiamo letto anche noi), ma certo non da specialisti. E non un commento vero e proprio – ce ne sono già tanti! – ma delle semplici “note di viaggio”. Come sempre, a ciascuno l’onere e il piacere di segnalare agli altri ciò che non hanno visto o non hanno ritenuto interessante e invece ha colpito lui.
Avremo bisogno di una guida a portata di mano. Per la Commedia la scelta fu talmente facile da risultare quasi obbligata perché il commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi si impone su tutti gli altri. Per Atti il discorso è più complesso, ma fra i testi che conosco la mia preferenza va senz’altro al commento di Daniel Marguerat, Gli Atti degli Apostoli, 1, trad. it. Edizioni Dehoniane, Bologna 2011 (= Genève 2007) e 2, trad.it. Bologna 2015 (= Genève 2015).
C’è almeno un’altra avvertenza da premettere: come diremo meglio la prossima volta, la prima cosa importante da memorizzare è che Atti costituisce la seconda metà di un dittico, cioè di un’opera articolata in due parti distinte ma concepita unitariamente dal suo autore. Andrebbe perciò letta in stretta continuità con il terzo vangelo, di cui è a tutti gli effetti la continuazione. Tra gli esegeti infatti è usuale parlare di Luca-Atti come un’entità letteraria a se stante. Invece nella percezione comune, favorita anche dall’assetto editoriale, se così posso esprimermi, delle nostre Bibbie, il “Nuovo Testamento” è fatto più o meno così: da una parte ci sono i “quattro vangeli”, dall’altra ci sono le “Lettere di Paolo e degli altri”, in coda c’è l’Apocalisse (e si capisce, perché la gente pensa che parli della fine del mondo!) e in mezzo, come la foglia d’insalata nel tramezzino, ci sono gli Atti, che non si sa bene che cosa ci stiano a fare e comunque sembrano meno importanti del resto. Nell’indice normale di ogni edizione del Nuovo Testamento, l’inserimento del vangelo di Giovanni tra quello di Luca e gli Atti non agevola il lettore a cogliere l’unità che lega questi due testi. Ora, se Luca-Atti è un’opera unitaria, noi dovremmo cominciare a leggerla dall’inizio, come si deve fare con ogni libro che si rispetti … ma temo che la navigazione diventerebbe troppo lunga, per noi che siamo già «vecchi e tardi». Quindi accontentiamoci di Atti. Faremo, quando sarà necessario, qualche riferimento all’altra metà del libro.