Si diceva l’altro giorno che purtroppo quasi sempre, nella vita, occorre che il padre muoia perché i figli si adeguino alla sua paternità. Prima, quando è vecchio e loro sono “adulti” (si fa per dire) al massimo lo trattano da “nonno saggio”, come è stato infelicemente ripetuto molte volte anche per Benedetto XVI. Poiché si tratta di una costante del comportamento umano, è inutile lamentarsene e vale la pena piuttosto usare bene del contraccolpo, non solo emotivo ma anche cognitivo, della sua scomparsa. La morte del padre (insieme al matrimonio e alla nascita dei figli, per chi si sposa e ne ha) è una delle tappe capitale dell’esistenza, forse lo snodo più importante nel nostro cammino per farci uomini. Dopo che il padre se n’è andato, il figlio costruisce la sua propria paternità anche come risarcimento postumo di ciò che, quand’era soltanto un figlio, gli è mancato e gli ha fatto mancare.
Tutti noi siamo stati, chi più e chi meno, “cattivi studenti” alla scuola di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI. Per questo, l’altro giorno mi è venuto in mente che la cosa da fare ora, nella chiesa, sarebbe quella di istituire tante “cattedre Ratzinger”, intese non come altisonanti e pomposi omaggi accademici, ma come scuole popolari in cui, finalmente, si lavora e si mette a frutto il suo magistero. Qui, nel nostro piccolo, se ne vorrebbe aprire una, di queste scuole. Una scuola piccolina, naturalmente. Diciamo una scuola elementare; anzi, forse meglio, un corso di recupero per studenti svogliati e un po’ zucconi, che quando c’era il docente in cattedra non hanno ascoltato le lezioni né fatto i compiti a casa.
Le iscrizioni sono sempre aperte; non si paga niente; è ammesso anche sonnecchiare nell’ultimo banco, ma la partecipazione attiva è gradita e incentivata.
Se la “comitiva dantesca” volesse diventare anche un po’ ratzingeriana, le si potrebbero riconoscere anche un bel po’ di crediti formativi (come usa adesso). È vero che stiamo ancora frequentando l’istituto Dante Alighieri, dove l’ultimo anno è il più impegnativo e non si sa quando finiremo: vorrà dire che, finché non avremo completato il corso, di lezioni alla Ratzinger se ne terranno poche. Vorrei però che cominciassimo subito, perché il kairos è adesso.
fabrizio ha detto:
io mi iscrivo subito, e ringrazio Leonardo per l’iniziativa.
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Fiorenza ha detto:
http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it.html
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Fiorenza ha detto:
Hai visto, mi son già procurata il libro di testo.
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fabrizio ha detto:
Poco fa mi è tornato in mente questo ricordo:
In particolare dal minuto 1:10, quando si unisce raggiante al canto del popolo.
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Fiorenza ha detto:
Grazie, non lo avevo visto. E da quella solenne benedizione mi sono sentita benedetta. Che lui si sia subito unito al canto del popolo è vero, ma a me purtroppo non è riuscito vederlo “raggiante”: forse pesano troppo i ricordi, “pesanti” appunto, di quei giorni lì. Proverò a guardarlo ancora.
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Maria Cristina ha detto:
mi sembra una bella idea . propongo che ognuno di noi possa
offrire alla meditazione degli altri dei testi di papa Benedetto che sta leggendo o ri/leggendo e che l’hanno colpito.
io adesso sto rileggendo “Escatologia”
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Celia ha detto:
Eccomi.
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Fiorenza ha detto:
E, anche prima che cominci, io comincio subito ad alzare la mano: scusi, ma perché “Scuola Ratzinger?” O non era meglio chiamarla Scuola Benedetto?
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Anna chiroli ha detto:
Grazie è un’idea bellissima. Ci sarò!
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adriano ha detto:
Anni fa ho partecipato ai corsi mattutini, pomeridiani, serali e notturni del blog di Raffaella. A me piaceva anche il tono “innamorato” dei suoi interventi, che ad altri invece dava fastidio. Ad ogni modo ha assemblato un materiale immenso e lo ha anche organizzato in maniera intelligente e reso facilmente fruibile. Qui: http://ilblogdiraffaella.blogspot.com/
In questi giorni ha riaperto e fornisce materiale selezionato.
Con questo non pretendo che mi si abbuonino dei corsi o degli esami. Mi iscrivo, Prof, e ringrazio di cuore dell’opportunità.
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Fiorenza ha detto:
Sì, sarà una bella “opportunità” e soprattutto un dono, l’esistenza di questa “scuola”: seguirò regolarmente le lezioni, con interesse e gratitudine. Questo, tuttavia, per me non significa “iscrivermi”. La mia partecipazione attiva, il mio costante intervenire nel blog, finirà con la scuola su Dante. Anche Benedetto, come Dante, si può studiare solo con una guida e, se c’ è anche un gruppo, una comitiva, in cui ci si aiuta e con cui andare avanti, è ancora meglio. Per questo sono contenta che si apra questa nuova scuola, da cui ho tanto da imparare, a cui avrò a volte anche bisogno di chiedere o di dire qualcosa e di cui sentirò la presenza benefica, ma come un po’ sullo sfondo. Perché ci sono altre cose, di Benedetto (la sovrana mitezza, per esempio), che mi incantano e che per me (sto parlando di qualcosa che riguarda me, e me soltanto) è più importante e più urgente imparare (no: ricevere), ora, da lui. Per seguire anche questa sua “altra” scuola, questo suo altro misterioso magistero, intervenire attivamente su di lui in un blog non solo non mi sarebbe di aiuto alcuno ma toglierebbe qualcosa (intensità, forse) al silenzioso ascolto non di lui, ma del suo “mariano” silenzio soprannaturale (non a caso ho riascoltato tante volte, in questi giorni, quel mottetto che poi ho come dedicato a lui: “Ave, Maria, Virgo serena”).
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Paola Merkel Spadoni ha detto:
Mi iscrivo subito, come si fa?
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Fiorenza ha detto:
Prima di fare l’invio mi sono dovuta rileggere due o tre volte alla caccia degli errori che faccio quando sono un po’ emozionata, e ce n’erano tantissimi, parole che mi ero mangiata, parole duplicate, virgole dimenticate o troppe virgole, frasi intere cancellate nella furia della correzione e da riscrivere daccapo. Perché, sì, per me non era per niente facile scrivere quello che ho scritto. Alla fine, ora mi sembra che vada bene così com’è, cioè che si capisca, che voi, Leonardo soprattutto, mi possiate capire.
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Ubi humilitas, ibi sapientia. ha detto:
Voglio partecipare, e mi riservo uno dei primi banchi.
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