«In principio Dio creò il cielo e la terra. La mia parola si arrende sopraffatta dallo stupore di questo pensiero. […] I sapienti della Grecia hanno dedicato molto impegno al problema della natura, e neppure una delle loro formulazioni è rimasta intatta e stabile, dal momento che la seconda demolisce sempre quella precedente; sicché non abbiamo alcun bisogno di confutare le loro opinioni: bastano loro a confutarsi a vicenda. […] Non erano infatti capaci di dire: In principio Dio creò il cielo e la terra. Perciò, tratti in inganno dall’ateismo che portavano dentro di sé (ὑπὸ τῆς ἐνοικούσης αὐτοῖς ἀθεότητος), immaginarono l’universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Ma perché noi non fossimo soggetti a questo errore, lo storico della creazione dell’universo (ὁ τὴν κοσμοποιίαν συγγράφων) ci ha subito rischiarato la mente col nome di Dio all’inizio del racconto, dicendo: In principio Dio creò. E quale bellezza in questo ordine! Prima di tutto l’autore ha stabilito l’inizio, perché nessuno si figurasse il mondo senza principio. Poi ha aggiunto: creò, perché fosse chiaro che il creato esprime una minima parte della potenza del Creatore. […]
Se dunque il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi gli ha dato l’inizio e chi ne è il Creatore. […] [L’autore della Genesi ci dà già la risposta] quando dice: In principio Dio creò. La natura beata, la bontà esente da invidia, colui che è oggetto d’amore da parte di tutti gli esseri ragionevoli, la bellezza più di ogni altra desiderabile, il principio degli esseri, la sorgente di vita, la luce intellettiva, la sapienza inaccessibile, Egli insomma, in principio creò il cielo e la terra.»
[Basilio, omelia I sull’Esamerone, 2 passim]
Solo due postille:
1. Non è possibile pensare il mondo, la natura (e quindi anche l’ecologia) senza pensare Dio. Dio che fa il mondo. La realtà della creazione, il “peso” del suo mistero è tale che l’uomo non può correttamente pensare nulla, né un filo d’erba né il cartone del latte a colazione né le chiavi della macchina né i tasti del computer che le mie dita stanno toccando in questo momento né la foresta amazzonica né le piantagioni di palma da olio, nulla, l’uomo non può pensare nulla senza pensare che Dio lo fa, cioè senza pensare Dio che lo fa (o fa chi lo ha fatto, che è un fare di Dio ancora più profondo e “divino”, se ci si pensa). E se ci penso, «la mia parola si arrende sopraffatta dallo stupore di questo pensiero», proprio come dice Basilio. Ogni pensiero sulla natura che prescinda da questo stupore è inadeguato.
2. Possiamo perciò avere un sano distacco, quasi un’ironia, verso tutte le teorie, filosofiche o scientifiche, sulla natura. Per quanto ciascuna di esse, presumibilmente, colga qualche aspetto di verità e possa aiutarci a capire qualcosa, «bastano loro a confutarsi a vicenda» nella pretesa di spiegare il mondo.