Quando Dio creò il mondo – osserva Tertulliano – Dio diede ad Adamo ed Eva una legge sola:«di non mangiare del frutto dell’albero piantato in mezzo al paradiso; se avessero fatto il contrario, sarebbero morti. E questa legge sarebbe stata sufficiente, se l’avessero osservata (in principio mundi ipsius Adae et Evae legem dedit, ne de fructu arboris plantatae in medio paradisi ederent; quod si contra fecissent, morte morerentur. Quae lex eis sufficeret, si esset custodita)». [Tertulliano, Adversus Iudaeos, 2,2].
Che bellezza! Una legge sola, facile da intendere, senza eccezioni o possibili dubbi interpretativi, chiare le conseguenze … la capirebbe anche un idiota. Quae lex eis sufficeret, si esset custodita. Bastava quella.
Fatto il disastro (cioè il peccato originale), non c’è stato più verso di mantenere quella semplicità originaria. I peccati ed i misfatti si sono moltiplicati e le leggi hanno fatto altrettanto, prendendo la rincorsa nel vano sforzo di raggiungerli. L’attività del legislatore (non solo di quello divino, ma ahimé anche di quelli umani) una volta partita non si è più fermata, anzi è andata sempre crescendo. Sembra che il mondo non stia in piedi se non viene puntellato da una miriade di norme, sotto il peso delle quali, però, ormai noi non respiriamo più. E sempre altre se ne aggiungono, perché “c’è un vuoto legislativo”, “siamo rimasti indietro”, “solo noi non abbiamo una norma che …” eccetera. Ed ecco nuove leggi, spesso pessime, come le ultime che si son viste qui in Italia.
La redenzione, fra le altre cose, può essere vista anche come ritorno alla semplicità del principio: Cristo non abolisce la Legge (e quindi la sua molteplicità di norme) ma la unifica e la identifica con la sua persona. Amare Cristo veramente, cioè amarlo come Lui vuole essere amato, significa già rispettare la legge.