Dall’Ufficio delle letture di oggi, un brano di Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 15, 1,3:
«Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità.
Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio padre, prima del tempo, e l’altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi. Due sono anche le sue discese nella storia. […]
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. […] Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono. […] Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale».
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“Alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale”: queste parole farebbero paura – dovrebbero fare paura! – se la buona notizia non fosse che Dio è infinitamente buono. Così, invece di fare paura danno una gran consolazione e un gran conforto. Obbediranno tutti, alla fine. Obbediremo tutti. E probabilmente quasi sempre non ci sarà bisogno di aspettare la fine del mondo, perché questo accada. Basta il giorno, comunque prossimo, della nostra morte.
La morte è un grande obbedienza. Morendo tutti ci abbandoniamo, per forza; tutti siamo costretti a cedere, ad arrenderci, a consegnarci. E sarà davvero difficile non consegnarsi alla “bontà infinita” che “ha sì gran braccia / che prende quel che si rivolge a lei”, sarà arduo continuare a voler precipitare nel nulla.
Possibile, certo, ma veramente difficile.
Alle creature spirituali è preclusa questa “grazia” della morte corporale, (quindi Satana resta eternamente legato alla sua ribellione) ma a noi uomini no. Anche per i più arroganti, superbi e riottosi Dio, Signore della vita e della morte, sta arrivando. “Verrà, forse già viene / il suo bisbiglio”.
In questo Avvento, come dice san Cirillo, non limitiamoci a meditare la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda.