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  • La chiesa e la crisi degli anni sessanta.

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~ Vanitas ludus omnis

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Archivi Mensili: luglio 2016

Il diavolo, certamente.

26 martedì Lug 2016

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Diavolo

Ieri in Giappone, oggi in Normandia. Ieri uccide, una per una, 19 persone deboli, indifese, innocue. Oggi sgozza un sacerdote mentre celebra la messa. Negli uni e nell’altro, come non riconoscere la scelta di un obiettivo inconfondibile? Nei poveri, è Cristo; nel prete che  celebra il Suo sacrificio, ancora di di più.

Infinita stoltezza del Maligno: è il sacrificio di Cristo ad averlo sconfitto una volta per tutte. Rendendolo ancora una volta cruento, come ha fatto questa mattina a Saint-Etienne-du Rouvray, che cosa crede di aver fatto? Ha solo affrettato il trionfo di Cristo. Che è certo.

Il diavolo, probabilmente

23 sabato Lug 2016

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Diavolo, Pinocchio, Tertulliano

Il diavolo, simia Dei, opera sempra. Diversamente dagli uomini, e a somiglianza di Dio, non cessa mai di agire, neppure per un istante. «Il padre mio opera sempre, e anch’io opero» dice Gesù (Gv 5,17) e in questo incessante agire divino sta la ragion d’essere di tutto ciò che è. Onere delle creature spirituali è condividere quest’impegno perpetuo, e anche il diavolo non si ferma mai. Il cardinale Biffi ci ha insegnato a riconoscere nell’omino di burro di Pinocchio una delle più potenti e acute raffigurazioni letterarie del Maligno decifrando il senso di quella strofetta che «cantarellava fra i denti» mentre portava al paese dei balocchi Pinocchio, Lucignolo e gli altri ragazzi tutti addormentati: «Tutti la notte dormono / E io non dormo mai …».

(Santo e benedetto limite del corpo, che il Signore ha donato a noi uomini, creature – grazie a Lui! – non solo spirituali ma anche carnali. Per cui, almeno, anche il peggior uomo del mondo quando dorme – e deve dormire, perché senza sonno si muore – è, se non innocente, innocuo. L’uomo è capace di volere e fare il male; ne fa tanto, e ne è responsabile. Ma nessun uomo può vivere di solo male. Ripeto: se anche si potesse immaginare un uomo incapace di un solo moto di bene, di un solo barlume di verità e di bellezza in tutta la sua esistenza, persino quell’uomo dovrebbe prendere sonno. Anche per questo ripeteremo, col nostro caro Tertulliano: «caro cardo salutis», la carne è il cardine della salvezza.)

Dunque il diavolo opera sempre, e sempre c’entra quando si fa il male, chiunque lo faccia, senza che questo elimini o riduca la responsabilità di chi pecca. Però ci sono dei momenti, dei fatti, delle increspature nella superficie drammatica della rappresentazione mondana in cui ci sembra di avvertirne in modo più diretto e, se così posso dire, “personale” la sua azione. Come se ne sentissimo l’alito …

Penso a certi misteriosi “impazzimenti” di giovani, penso all’accanimento contro i bambini, cose così …

Prove certe lui non ne lascia. Indizi sì.

Di nuovo pagani.

19 martedì Lug 2016

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Neopaganesimo, Pokémon

Siamo partiti, duemila cinquecento e rotti anni fa, con «il mondo è pieno di dèi» e siamo arrivati a «il mondo è pieno di Pokémon». Complimenti a noi stessi.

È solo una battuta, ovviamente, però quando leggo che qualche giorno fa a Central Park l’apparizione di un Vaporeon ha provocato l’improvviso radunarsi di una folla di seguaci ansiosi di “catturarlo”, con conseguente parapiglia, non sono così sicuro di stare scherzando. Se in tanti “vedono”, nello stesso tempo e nello stesso luogo (reale), la stessa apparizione …

[Per sapere che cos’è un Vaporeon, qui c’è la sua mitologia: http://wiki.pokemoncentral.it/Vaporeon%5D

[Per una minima alfabetizzazione su Pokémon Go: http://www.ilpost.it/2016/07/18/pokemon-go-mappe/%5D

La mancanza di memoria ci sta uccidendo.

13 mercoledì Lug 2016

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Memoria

Per una volta non parliamo di Padri.

Travolto, come tutti, dallo tsunami di chiacchiere che sulla rete, in televisione e sui giornali è immediatamente seguito all’incidente ferroviario avvenuto ieri in Puglia, sono sbigottito nel constatare che nessuno ricorda che un incidente molto simile (per non dire identico) c’è stato il 9 febbraio del 2016 (ripeto: il 9 febbraio del 2016!) in Germania, nei pressi della cittadina di Bad Aibling, 40 chilometri a sud di Monaco di Baviera. Anche lì scontro frontale tra due treni, dieci morti e una novantina di feriti. Anche lì in un tratta a binario unico (come ce ne sono tante in tutta Europa e come in moltissimi casi è giusto che sia) … ah, lì c’era anche il sistema automatico di blocco dei treni (!), solo che non ha funzionato …

Naturalmente questo non cambia nulla per la terribile sciagura che è accaduta ieri, ma ricordarlo forse ci avrebbe risparmiato milioni di stupidaggini che si sono dette, scritte e purtroppo anche lette e ascoltate in queste ore. Ma noi, ormai, non ci ricordiamo niente, neanche quello che è successo ieri l’altro. Siamo come dementi che hanno perso completamente la memoria.

E la demenza, alla lunga, uccide.

Mi basterebbero dei peli di capra … (Per un bilancio della propria vita)

10 domenica Lug 2016

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Origene, Tommaso d'Aquino

«Signore Gesù, concedimi di meritare qualcosa di permanente nel tuo tabernacolo. Se fosse possibile, io opterei perché ci fosse qualcosa di mio nell’oro con cui è fabbricato il propiziatorio o ricoperta l’arca o è fatto il candelabro luminoso e le lampade. Oppure, se non ho dell’oro, possa essere trovato capace di offrire almeno dell’argento che serva per le colonne e le loro basi, o se non altro meriti di avere nel tabernacolo un po’ di bronzo, […]. Ma dato che queste cose sono al di sopra di me, possa io meritare almeno di avere i peli di capra nel tabernacolo di Dio, pur di non rimanere digiuno e infecondo in tutto». [Origene, Omelia sull’Esodo 13,3, qui citata nella bella traduzione di Lorenzo Perrone, La preghiera secondo Origene, Brescia 2010, p.649]

A san Tommaso d’Aquino, giunto quasi alla fine della sua vita, parve che l’imponente massa del suo lavoro teologico fosse ben poca cosa («modica videntur») … Origene si accontenterebbe di aver portato un pelo di capra per la tenda dell’alleanza. Ed erano quello che erano.

«Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una  povera vedova che vi gettava due spiccioli e disse: “In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti» [Lc 21,1-3].

Il “mistero difficile” di Gesù. 2 (Ma non era meglio se Dio rimaneva lontano?)

06 mercoledì Lug 2016

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Gesù Cristo, Mistero, Ratzinger

Proseguiamo la riflessione origeniana sul “mistero difficile” di Gesù con le parole di un Padre della chiesa del nostro tempo:

«Gesù ci ha veramente di-spiegato Dio, facendolo uscire da se stesso, oppure – come dice ancor più drasticamente la prima lettera di Giovanni – dandocelo da vedere con i nostri occhi, da toccare con le nostre mani, sicché Colui che nessuno ha mai visto si lascia ora storicamente toccare da noi.

A prima vista ciò sembra veramente il massimo della rivelazione, dello svelamento di Dio. […] Le cose, però, mostrano qui una strana, duplice peculiarità: ciò che a prima vista sembrerebbe costituire la più radicale rivelazione […] rappresenta contemporaneamente il sommo occultamento e nascondimento. Ciò che a prima vista sembra avvicinarci Dio tanto da poterlo sfiorare come nostro fratello di umanità […], proprio questo ha finito per trasformarsi intrinsecamente nella più terribile premessa per la ‘morte di Dio’, da cui risulta irrevocabilmente segnato il corso della storia e il rapporto umano con Dio. Dio si è tanto avvicinato a noi da permetterci persino di ucciderlo, cessando così apparentemente di essere per noi realmente Dio. Noi uomini di oggi restiamo quasi ammutoliti di fronte a questa ‘rivelazione’ cristiana, e ci chiediamo – specialmente qualora la confrontiamo con la religiosità dell’Asia – se in fin dei conti non sarebbe stato per noi assai più facile credere nell’Eterno avvolto nel mistero, pensando a lui, anelando a lui e confidando in lui. Ci chiediamo se non sarebbe stato quasi meglio che Dio ci avesse lasciati a una distanza infinita; se effettivamente non sarebbe stato assai più agevole, trascendendo ogni realtà mondana, cercare di cogliere attraverso una tranquilla contemplazione il mistero eternamente inafferrabile, invece di abbandonarsi al positivismo della fede in un’unica figura, collocando così la salvezza dell’uomo e del mondo come sulla punta d’ago di quest’unico punto d’incidenza».

[Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, trad.it. Brescia 1969,2014, pp.47-48. Un libro del 1968, fondamentale, che specialmente oggi sarebbe necessario leggere, rileggere e meditare]

Il mistero “difficile” di Gesù.

02 sabato Lug 2016

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Incarnazione, Mistero, Origene

Ancora il nostro Origene, in un brano sempre dal VI libro Contro Celso, che precede di poco quello che abbiamo citato l’altro giorno a proposito della bellezza di Gesù e aiuta a comprenderlo più profondamente.

Celso l’incarnazione l’ha capita così: «Dacché Dio è grande e difficile a contemplare, egli ha introdotto il suo spirito in un corpo simile al nostro e l’ha mandato quaggiù, affinché noi potessimo intenderlo ed imparare». Beh, cosa c’è di sbagliato, diremmo noi: è proprio così, Dio è troppo grande e troppo difficile perché ne capiamo qualcosa (in effetti non riusciamo neanche ad immaginarcelo); Gesù invece è del tutto alla nostra portata …

Sentiamo Origene: «Invece, secondo la nostra dottrina, il Dio e padre dell’unvierso non è il solo ad essere grande: egli invero ha fatto partecipe di se stesso e della sua grandezza il figlio suo unigenito e “primogenito di ogni creatura”, di modo che, essendo egli stesso “l’immagine del Dio invisibile”, il figlio conservasse l’immagine del padre anche nella grandezza. […] Inoltre Dio, secondo la nostra dottrina, per il fatto di non essere corpo, è invisible; però egli può essere contemplato da quelli che usano contemplare con il cuore – cioè con lo spirito – e non con un cuore qualsiasi, ma “con il cuore puro”. […] Ammettiamo poi che Dio sia difficile a contemplare; ma non è il solo, difficile ad essere contmeplato dall’uomo: anche il figlio suo unigenito lo è. In realtà il Dio Verbo è arduo a contmeplare […] Non certo dunque per il fatto che è difficile a contemplare, Dio ha mandato il figlio suo, come facile a contemplare». [Origene, Contro Celso, VI,69]

Potremmo forse anche dire così: in Gesù Cristo Dio, il Mistero che fa tutte le cose, si rivela all’uomo, ma si rivela in quanto Mistero. In Gesù Cristo Dio si fa uomo, ma non si fa un dio a misura d’uomo.

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