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Il 29 aprile, alle ore 21, partecipo a questo incontro di presentazione del libro Dopo la pandemia. Rigenerare la società con le relazioni, scritto da Pierpaolo Donati e Giulio Maspero, che è un utile contributo ad una riflessione quanto mai necessaria per uscire vivi da questa pandemia, che è anche (e forse soprattutto) una catastrofe cognitiva. Qui la locandina dell’incontro:

Per collegarsi direttamente alla pagina di youtube: https://www.youtube.com/watch?v=XqjJf7OLo6k

Nei prossimi giorni riporterò nel blog qualche estratto del libro, per invogliare alla lettura. Comincio oggi con queste considerazioni di Donati sulla necessità di “pensare le relazioni”.

«Il Covid-19 ci ha costretti a “prendere le misure” delle relazioni, e in qualche modo a ponderarle, a farne una valutazione. Le persone hanno capito che, prendere o meno il virus, dipende dalle loro relazioni sociali, nella sfera pubblica così come nella sfera privata. Ma come misurare e valutare le relazioni quando ci dicono che sono pericolose? Ecco, quindi il punto dolente. Ci siamo accorti che non sappiamo apprezzare, né vedere, né tantomeno gestire, le relazioni in senso lato. Non abbiamo una cultura delle relazioni umane e sociali, tantomeno di quelle che trascendono le cose ordinarie della terra.

La pandemia ci ha insegnato che dovremmo saper disintguere tra relazioni fisiche e non fisiche, fra relazioni buone e relazioni non buone, fra relazioni immanenti e relazioni trascendenti. Ma chi ci ha mai insegnato queste distinzioni? […]

Valutare le relazioni e i loro effetti implica molto di più che il semplice misurare una distanza fisica (un metro, due metri o più) e i suoi effetti. Valutare le relazioni implica un agire interiore ed esteriore a cui non siamo abituati perché la cultura moderna non ci ha educati a questo. […]

La modernità ha concepito le relazioni come una proiezione dell’Io, dei suoi sentimenti, stati d’animo, obiettivi e intenzioni. Le ha intese come un prodotto della coscienza interiore degli individui. La pandemia ha sconvolto questa visione in quanto le persone hanno dovuto prendere atto che le relazioni sociali non sono il prodotto del loro io. […] Le relazioni interumane sono una realtà emergente fra coloro che le agiscono, ma sono molto di più e di diverso dell’apposrto che i singoli agenti danno alla relazione. […] Diversamente dalla realtà chimica e fisica, infatti, le relazioni umane sono sia un legame che connette gli elementi di una struttura, come nelle molecole chimiche, sia anche e contemporaneamente un riferimento di valore simbolico che attribuisce un senso al legame e lo governa. […] Pertanto, di fronte ai pericoli della pandemia, non era solo questione di chiedersi se i legami fra le persone potessero resistere o meno, di fatto dovendo poi constatare che andavano spegnendosi, si trattava di capire come mantenere il legame ridefinendolo nella sua intenzionalità interiore e realizzandolo con segni e gesti possibili.[pp.17-18.22.23]