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Oggi, 4 maggio 2024, sono esattamente ottocento giorni che si combatte la guerra in Ucraina. È impossibile sapere quante persone siano morte a causa di questa guerra, quante siano rimaste invalide, quante abbiano avuto la vita per sempre offesa da lutti gravissimi: segreto di stato, chi lo divulga muore! Se avessimo un sistema dell’informazione degno di questo nome (o degno di un qualsiasi nome diverso da un insulto) i suoi agenti si sarebbero almeno sforzati di ricercare e divulgare tra il pubblico tutte le informazioni possibili, per potersene fare almeno un’idea. Invece non sfiorano nemmeno l’argomento. Senza orrore di se stessi, fanno solo della propaganda. Per quanto sembri incredibile, temo che la grande maggioranza della popolazione, nelle nostre sedicenti “democrazie europee“, sia meno informata sul reale andamento di questa guerra di quanto non fossero i popoli degli stati belligeranti nella seconda guerra mondiale, perché, se non altro, a quel tempo chi avesse imparato a decifrare i quotidiani bollettini di guerra qualcosa poteva capire, se voleva. Oggi i pochi che cercano, navigando nel mare infido della rete, di attingere a qualche fonte un po’ più seria si imbattono in stime terrificanti, nell’ordine delle centinaia di migliaia di vittime.

Ma anche senza sapere quella cifra spaventosa, che solo Dio conosce (e solo Lui ha il fegato di reggerla e il cuore di continuare nonostante tutto ad amarci e sopportarci), basta quest’altro numero a farci vergognare: ottocento giorni di guerra. Della più stupida e criminale delle guerre, perché probabilmente si sarebbe potuta evitare discutendo seriamente sulle questioni poste dalla Russia, per molti mesi, prima di attaccare l’Ucraina. Accetto l’obiezione: “ma forse no, forse la guerra sarebbe scoppiata comunque”. Non lo sapremo mai, perché quella discussione non si è mai fatta. Stupida e criminale questa guerra perché probabilmente si sarebbe potuta chiudere dopo poche settimane, proseguendo nella trattativa già avviata tra le due parti. Forse no, dirà di nuovo l’obiettore. E di nuovo rispondo: non lo sapremo mai, perché quella trattativa fu interrotta, e poi dichiarata per sempre inammissibile, da quella parte che ora, a quanto sembra, sta perdendo la guerra (come del resto molti competenti onesti avevano pronosticato sin dall’inizio). Stupida, dunque, oltre che criminale questa guerra.

Ora si continua, a tempo indeterminato (“fine guerra mai” potrebbe essere il motto stampato sui fogli di propaganda che leggono alla televisione e ricopiano sui giornali), senza una prospettiva politica che non sia quella di far andare avanti la strage finché non succeda qualcosa che permetta di uscire, non si sa come, dalla trappola in cui ci siamo cacciati. Ottocento giorni non bastano. Quanti ce ne vogliono? Novecento? Mille? La seconda guerra mondiale durò 2193 giorni e nessuno (tranne Dio che li conosce tutti per nome) sa di preciso quanti morti fece. Forse sessanta milioni, forse di più. Ma quella, almeno, un senso, per quanto tragico, ce l’aveva.