L’altro giorno papa Francesco ha pronunciato parole di cristiana pietà per Darya Dugina: nel contesto di una generale condanna della “pazzia della guerra”, di ogni guerra e di questa guerra in particolare (e Dio sa quanto ce n’è bisogno!), l’ha chiamata “povera ragazza” e “vittima innocente”. Credo siano state in particolare queste espressioni a scatenare la rabbia che è montata contro di lui in questi ultimi due giorni. Lasciando perdere, nella loro inanità, i tanti che sui social hanno inveito contro il papa e l’hanno insultato – non solo ignoti e irrilevanti leoni da tastiera ma anche personaggi con un profilo pubblico e una qualche notorietà – colpisce soprattutto la dura reazione del regime di Kiev, che ha fatto un passo ufficiale come la convocazione del nunzio pontificio per esprimere quella che, in sostanza, si pone come una condanna morale della posizione del papa.
Poiché con la morte non si scherza – infame chi lo fa! – bisogna essere rigorosi nella formulazione dei concetti, quindi è necessario chiarire bene il senso dell’espressione vittima innocente, sulla quale c’è invece, e non certo da oggi, una pericolosa confusione. Mi pare che esistano due significati, che non si escludono a vicenda ma che debbono restare distinti, di “innocenza” e di “vittima”. In senso stretto, vittima innocente è solo chi, non avendo alcuna responsabilità per il male del mondo, di quel male subisce ingiustamente le conseguenze, fino a quella estrema della morte per mano altrui. In questo senso, a parte i bambini, che non sono responsabili di nulla nella misura in cui non sono pienamente capaci, di vittime innocenti io tra gli adulti ne conosco una: nostro Signore Gesù Cristo, il solo giusto, il quale è morto appunto per “pagare il conto” di tutte le ingiustizie del mondo. La fattura, dice Paolo, l’ha inchiodata alla croce (IVA inclusa). In tutti gli altri casi, la condizione di vittima, per quanto grave e intollerabile sia l’ingiustizia che la determina, non rende automaticamente innocenti, come invece un diffuso e radicato errore cognitivo ci porta a pensare. Noi proviamo compassione per la vittima, solidarizziamo con essa, “stiamo dalla sua parte” e perciò vogliamo anche che sia “innocente”, che non abbia difetti, che abbia sempre e solo ragione. Ma non è così
I torti delle vittime, i peccati che hanno commesso, piccoli o grandi che siano, pertinenti o meno alla sorte che le ha colpite, non giustificano però in alcuno modo la loro ingiusta sofferenza e morte (se noi crediamo al comandamento “Non uccidere”). C’è quindi un secondo senso, valido quanto il primo e per nulla incompatibile con esso, in cui le vittime, ma questa volta tutte le vittime!, sono innocenti. L’innocenza della vittima, in questo caso, consiste nel fatto che essa non meritava di morire. Coloro che si indignano perché papa Francesco ha definito vittima innocente Darya Dugina, si riferiscono presumibilmente al suo pensiero e alla sua attività nel campo dell’informazione (o disinformazione, o propaganda o quel che volete voi: non mi interessa). Questi tali devono – per decenza, perché se non lo fanno sono infami che irridono alla morte (altrui) – dichiarare apertamente che chiunque “pensa e parla male” merita di essere dilaniato da una bomba messa da un attentatore.
Tale deve essere, a quanto sembra, anche la posizione ufficiale del governo ucraino, che sopra ho definito regime perché quella appena esposta è appunto la logica di un regime, cioè di una forma di governo che non ammette opposizioni, conosce solo sostenitori o nemici da eliminare e rivendica per sé – in quanto vittima di un’ingiusta aggressione – uno status di innocenza assoluta che invece non gli spetta, come sopra abbiamo detto. Mi si obietterà che il presidente Zelensky fu a suo tempo eletto democraticamente, il che è vero. Però non mi risulta che attualmente nel suo sfortunato paese vi sia libertà di opposizione, il che fa del suo governo tecnicamente un regime autoritario. Si replicherà che anche questa è una conseguenza dello stato di guerra e che la guerra l’ha scatenata un altro regime, quello di Putin, che dunque è il colpevole ultimo di tutto il male. Non discuto; però sta di fatto che non solo quello russo ma anche quello che c’è adesso in Ucraina è un regime autoritario, che, in quanto tale, si sente offeso perfino dalla cristiana pietà di papa Francesco per la vittima di un attentato.
Una “povera ragazza”, ha detto lui, e qui c’è in gioco una terza semantica cristiana che purtroppo ha bisogno di essere spiegata, perché ormai le persone parlano una lingua bastarda che non capisce più neanche le parole ereditate dai padri. Oltre a quella sorta di “innocenza” di cui ho appena parlato, che è di ogni vittima in quanto non meritevole di essere uccisa, esiste anche una speciale “dignità dello sconfitto”, un’aura di decoro e di rispettabilità, per non dire di sacralità, che avvolge ogni perdente, ogni caduto nel momento della sua fine, per quanto cattivi siano stati i suoi costumi pregressi e orribile la sua condotta passata. È quell’aura che un cristiano come Renzo Tramaglino, nei Promessi sposi, riconosce subito attorno al corpo agonizzante di don Rodrigo nel Lazzaretto. Quella che rende tutti “poveri” i morti (i “poveri morti”, diceva infatti il popolo, accomunando tutti, di default, in questa sorta di ordine cavalleresco).
Io non so praticamente nulla di Darya Dugina, barbaramente assassinata a 24 anni qualche giorno fa: vedo che per alcuni era una creatura meravigliosa, mentre altri la considerano una persona pessima. Qui e ora non mi importa: quello che so con certezza è che il popolo cristiano di un tempo non avrebbe esistato un minuto a chiamarla, proprio come ha fatto Francesco, “povera ragazza”, senza neanche voler sapere che cosa avesse fatto in vita. Perché il popolo cristiano di un tempo dava d’istinto a ogni defunto il titolo, massimamente onorifico, di “povero” (il più cristologico di tutti, a ben vedere). Bastava morire, e anche il più detestato degli avversari diventava “il povero x”.
Dunque sì: «vittima innocente» e «povera ragazza». Francesco ha parlato cristiano.
Maria Cristina ha detto:
In ogni caso, essendo il papa non un semplice parroco di campagna, ma un capo di Stato ,dovrebbe avere piu’ prudenza nella sua continua ,logorroica retorica ” a braccio” . Sogno un papato in cui il papa pronuncia discorsi ben preparati, limati, affinati, in cui ogni parola e’ approfondita e valutata nelle sue conseguenze.
Il papa ” impulsivo” che parla a braccio, come il cuore gli comanda, secondo me non puo’ fare che disastri . E questi ultimi tempi del papato di Bergoglio lo dimostrano: e’ riuscito ad inimicarsi sia Kirill ,da lui definito “chierichetto di Putin, sia gli ucraini con questa storia della “povera ragazza” .
Magari qualcuno potrebbe ricordargli che se si vuol essere costruttori di pace e diplomatici, e se si ambisce a fare da mediatore, bisogna misurare col bilancino parole e dichiarazioni.
Penso che un tipo come papa Francesco ,con la sua inconsulta mania di parlare a braccio, non possa fare che disastri. Con questo, ha tutte le ragioni per deprecare l’ omicidio della Dugina, e di piangerla cristianamente.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Maria Cristina ha detto:
Quello che colpisce ,di papa Francesco e’ che sembra parlare come un uomo qualunque parla al bar: : la frase ” ‘ abbaiare alle porte della Nato ” era gia’ stata piuttosto volgare, quella della Dugina “viittima innocente” e’ piuttosto ingenua.
Ma ne’ volgarita’ ne’ ingenuita’ fanno fare un passo avanti la Santa Sede nella mediazione fra Ucraina e Russia .
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ubi humilitas, ibi sapientia. ha detto:
Papa Francesco a certi ambienti era già antipatico di suo (e credo che Lui ricambi ampiamente)…
Poi con il fatto che non accetta di fare il cappellano della Nato (leggi USA e/o leggi Occidente) è soggetto principale di tiro al bersaglio.
Eppure ha la “faccia tosta” (leggi “dura come la pietra”) di andare avanti in modo noncurante delle critiche e degli attacchi; anzi sembra che più ne riceve e più alza la posta (Nec laudibus, nec timore, alla von Galen)
E’ per questo che nutro grande venerazione per lui.
(Se poi con il ditino ammonitore e la voce un poco più carica -come opera di carità spirituale s’intende- in qualche altra udienza ammonisse lor signori potenti e guerrafondai di stare in guardia perché un giorno, probabilmente l’Ultimo Giorno, a loro verrà fatto il sederino in modo da manuale -e non ci sara posti da nascondersi che tengano- in questo caso potrei macchiarmi del peccato di idolatria verso il pontefice…)
"Mi piace""Mi piace"
Maria Cristina ha detto:
Non basta dire pace pace,e ammonire gli altri per essere un operatore di pace: bisogna rinunciare al proprio EGO. Ora purtroppo papa Francesco ha un EGO altrettanto ipertrofico e smisurato dei potenti che ammonisce. Le sue ammonizioni lasciano il tempo che trovano e non portano nulla di fatto . Non perche’ sia un profeta inascoltato. Ma perche’ e’ uno pseudoprofeta ,che annuncia solo se stesso.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ubi humilitas, ibi sapientia. ha detto:
Detto senza offesa, ma a titolo di opera di carità spirituale, il suo commento è una “summa” di errori teologici.
L’annuncio della Parola del Vangelo, e pace è Parola del Vangelo, prescinde dall’ego di chi lo annuncia, prescinde anche se l’annunciatore sia un puttaniere o un ladro, figurarsi. ll papa è sacerdote e vescovo, ha ricevuto il sacramento dell’Ordine, e quindi è nello “stato” perfetto di annunciare. La Parola di Dio opera per se stessa in quanto Parola di Dio, legga Isaia ” non ritornerà a me senza effetto,senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Se Lei M.C. pensa che la Parola di Dio per avere effetto abbia bisogno di gente senza “Ego” o gente pura, equivale a pensare di poter buttare il Vangelo al gabinetto…
Quindi quanto al giudizio “Le sue ammonizioni lasciano il tempo che trovano”, da logica teologica ne discende che quel giudizio è contro Dio stesso che è incapace di far operare la Sua Parola.
Vede, le ho dimostrato che è facile, anche per lei, “annunciare solo se stessa” in un commento su di un blog…
"Mi piace""Mi piace"
Maria Cristina ha detto:
Tutto si puo’ pensare della figlia di Dugin : che sia stata una martire, un eroina oppure una demoniaca figura , ma certo non era una “vittima innocente” cioe’ una che passava di li’ e che non era implicata nella guerra Ucraina -Russia e sia saltata in aria per puro caso . Il suo stesso padre, Dugin, ai funerali, ha rivendicato per la morte di sua figlia un significato ben preciso, una morte ” per la causa” , ha con orgoglio parlato di morte per la ” vittoria” dei russi.
Le parole hanno un senso, un peso ,un valore ,non si puo’ usarle a caso e a sproposito ( come diceva Nanni Moretti) . Si puo’ piangere una giovane donna impegnata morta per la causa in cui credeva ,ma non si puo’ definirla una ” vittima innocente” nel senso che non c’ entrava nulla..
Vittime innocenti certo ce ne sono a bizzeffe, da entrambe le parti : quelle colpite dai razzi, i civili usati come scudi umanii, gli altri che saltano in aria per le mine .
Magari sulla Dugina il papa ha usato parole non corrette.Come ha fatto in altri casi .
"Mi piace""Mi piace"