«Quanto si è affaticato Platone sulla linea e l’angolo e il punto, e sui numeri pari e dispari, e sulle ugualgianze e disuguaglianze, e su altre simili “ragnatele” (anzi, le ragnatele sono più utili alla vita rispetto a quelle) e, senza aver portato nessun frutto né piccolo né grande, ha finito la sua vita? E quanto si è impegnato per dimostrare che l’anima è immortale, ma non ha detto nulla di chiaro ed è morto senza avere convinto nessuno dei suoi ascoltatori? La croce, invece, per mezzo di uomini ignoranti, ha persuaso e ha trascinato tutto il mondo, e non a proposito di cose contingenti, ma parlando di Dio, e della fede secondo verità, e della vita secondo il Vangelo, e del giudizio che viene: ci ha reso tutti filosofi, anche i rozzi e gli ignoranti»
[Giovanni Crisostomo, Omelia IV sulla Prima Lettera ai Corinti, 3 (PG 61, 34)]
Ok, non è vero che quelle di Platone siano inutili ragnatele; la geometria è importante (oltre che bella), e sull’immortalità dell’anima avrà pure convinto qualcuno, nel corso della storia della filosofia … Quanto alla croce che trascina tutto il mondo (il verbo greco usato da Crisostomo – se la lezione è corretta – sarebbe αποσπάω, che vuol dire “strappare, tirare via”), forse sarà sembrato ai tempi suoi (fine IV secolo) quando “il mondo” (cioè l’impero romano) stava diventando cristiano, ma oggi …
Però:
- è vero che gli argomenti del filosofo (o dello scienziato) possono dimostrare, ma non convincere. Per convincere – dicevano gli antichi – ci vuole la retorica che, come diceva per l’appunto Platone, è «un’arte di guidare le anime per mezzo delle parole (ψυχαγωγία τις διὰ λόγων)» [Fedro 261 a].
- Anche Dio ha una sua retorica. La sua retorica è la croce: suo Figlio muore per noi.
- Quando l’uomo (anche un solo uomo!) si fa convincere dalla parola di Dio (cioè ultimamente dalla croce, senza la quale le parole di Gesù di Nazaret sarebbe come quelle di un qualsiasi altro filosofo), in lui tutto il mondo è convinto. Cioè vinto: «Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede» (1 Gv 5,4). Non è decisivo il fatto che ai tempi di Crisostomo sembrava che il mondo diventasse cristiano e invece ai tempi nostri sembra che anche i cristiani diventino come il mondo. Chi crede, ma crede veramente, ha già giudicato il mondo.
- La fede, infatti, è un giudizio. In questo senso, tutti i cristiani, a cominciare dai pescatori di Galilea che per primi seguirono Gesù, sono dei filosofi. Dei grandi filosofi, superiori a Platone. Dovremmo familiarizzarci con quest’idea: il più semplice e umanamente sprovveduto dei cristiani, se ha piena consapevolezza della sua fede (ivi compresa la conoscenza del catechismo), è un vero intellettuale. Non come quelli che passano per tali e per tutta la vita pontificano dalle loro cattedre e, come dice Crisostomo, muoiono «senza aver convinto» nessuno , cioè senza aver cambiato la vita di nessuno dei loro ascoltatori.