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Uno dei più importanti atti di magistero che la chiesa abbia fatto in questi ultimi tempi non viene dal papa, né dai cardinali, né dai vescovi o da qualche eminente teologo. Non si trova in uno dei tanti documenti prodotti a getto continuo dalla “struttura ecclesiastica” nelle sue tante diramazioni, centrali e periferiche. Non fa neanche parte del famoso “cammino sinodale”, che pure di carta ne ha già stampata un bel po’.

No, la lezione imperdibile mi pare che stia in questo messaggino che un prete italiano missionario in Mozambico, don Loris Vignandel, trovandosi in una situazione di grave e imminente pericolo di morte, a causa dell’assalto alla sua missione durante il quale è stata uccisa suor Maria De Coppi, ha mandato l’altro giorno ai suoi amici:

“Qui sparano. Ci vediamo in paradiso. Stanno incendiando la casa. Se non vi risento, approfitto per chiedervi scusa delle mie mancanze e per dirvi che vi ho voluto bene. Ricordatevi di me nella preghiera. Se il buon Dio me ne darà la grazia, vedrò di proteggervi da là. Ho perdonato chi eventualmente mi ucciderà. Fatelo pure voi. Un abbraccio”.

Perché affermo che questo è magistero? Perché dimostra la verità di ciò che dice la Scrittura: «Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (I Gv 5,4). Avrà naturalmente avuto paura – paura della carne, paura umana – in quel momento don Loris; ma quella paura lì non conta niente. La fede vince la paura spirituale, quindi vince il mondo. Che gli fa Satana, con tutta la sua potenza mondana, con tutto il mondo al suo servizio, con tutte le potenze del mondo che lavorano per lui … che gli fa Satana, a uno così? Uno che dice, con questa certezza, “ci vediamo in paradiso”, come se dicesse “ci vediamo stasera in parrocchia”, con la stessa naturalezza. Quest’uomo, in quel momento, ha già vinto. Perché in lui Cristo ha vinto. Come viene annientato, anzi ridicolizzato, il Male, con tutta la sua apparente imponenza e presunta invincibilità, e ridotto a quel che è, cioè niente, dal miracolo di una fede così!

Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.

La via della chiesa non è la sinodalità, né tantomeno le chiacchiere sulla sinodalità. La via della chiesa è il martirio. Cruento o non cruento, lo deciderà il Signore (speriamo la seconda), ma comunque sempre martirio. Cioè testimonianza di fede.