Come ho detto altre volte, in questo piccolo blog, di regola il pane, buono o cattivo che sia, lo si fa in casa. Quando però mi imbatto in un filone di eccezionale croccantezza, profumo e doratura, penso di dover fare un’eccezione e lo servo al pubblico che passa di qui.
Devo a mia moglie, che me l’ha segnalato, la lettura di questo saggio di Paolo Musso, sulla frattura tra ragione e realtà come causa profonda del disastro in cui ci troviamo: https://www.fondazionehume.it/societa/la-frattura-tra-ragione-e-realta/
Mi permetto di raccomandarne caldamente la lettura a tutti: a me sembra eccezionalmente centrato e particolarmente ammirevole per chiarezza. Ne condivido pressoché integralmente i contenuti. Aggiungo soltanto che, a mio avviso, la ragione profonda del divorzio tra ragione e realtà, che è la causa di tutti i nostri guai, si è prodotta come conseguenza della perdita della fede in Dio creatore e provvidente. Poiché ha smesso di credere che la realtà è creata dall’infinita Sapienza e dall’infinito Amore trinitario, l’uomo non è più stato in grado di comprendere che la realtà, pur con tutte le contraddizioni che in essa ha introdotto il peccato, è fondamentalmente buona. Il sentimento primario di fronte ad essa, di conseguenza, non è stato più l’adesione bensì la paura. La sfiducia nell’esperienza, che giustamente Musso nel suo saggio identifica come la caratteristica fondamentale della modernità “cartesiana“, promana da una paura della realtà. L’attuale “clima pandemico“ non è che l’estremizzazione parossistica di questo sentimento di base, ed è tragico che, nella presente situazione, la chiesa sia così poco capace di ripetere in modo convincente l’appello di Cristo che, fatto potentemente riecheggiare da san Giovanni Paolo II, nella nostra gioventù ci fece ardere il cuore: «Non abbiate paura!».
È un testo particolarmente lungo, che certamente deve far riflettere. In prima battuta, riprende con molta perizia la posizione anti-emergenzialista. Visto l’alto livello dello scritto e degli scriventi, è possibile che alcuni o tutti dei miei rilievi abbiano già una risposta lì. In ogni caso, dico la mia impressione. Gli argomenti antiemergenzialisti scontano un handicap. Che non è nella fonte (rispettabile e ragionevole), ma nella platea dei potenziali o fattuali lettori. Platea che in questi due anni ha progressivamente, ed in modo irragionevole, continuato ad accumulare nella propria faretra tante, troppe frecce marcate NO, patentemente o latentemente irragionevoli, tanto da rendere facilissimo rispondere con dei Sì, di qualunque rango essi fossero. Esentandosi dalla ragionevolezza, i NO hanno esentato tutti gli altri da fare un audit dei propri Sì (ad uno che nega a prescindere, mi basta un minimo dato di realtà per revocarlo in dubbio). Auguro al testo, che certo sarà ragionevole, di non autorizzare o confermare irragionevolezze.
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L’ha ripubblicato su Briciole filosofiche.
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Detto con profondo rispetto per chi lo ha proposto, il testo, per la mia logica, ragione, “è inaccettabile” in modo profondo.
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Molto interessante il riferimento alla decadenza cognitiva introdotta da Cartesio. Parole inaudite nella cultura “laica”, la valutazione negativa della svolta cartesiana è diventata esclusivo appannaggio dei cattolici legati alla filosofia ontologicamente realista (dall’essere deriva il pensiero e non viceversa)
Certo, anche ironico leggere ciò in un sito dedicato a Hume…!
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Sono d’ accordo con tutto quello che dice l’ autore del testo tranne :
“io non penso che dietro a tutto questo vi sia un qualche piano organizzato a livello mondiale, giacché, come ripeto continuamente, ritengo il complottismo un tentativo illusorio di “ingabbiare” in schemi semplicistici l’immensa complessità del reale. Quello che penso, invece, è che siamo di fronte ad un caso di auto-organizzazione perversa della società”
Pensare che sia una semplice auto-organizzazione della societa’ senza che nessuno dietro, l’ abbia diretta , e’ una ingenuita’ colossale. Nulla nella storia” accade spontaneamente” . E’ come pensare che le guerre e le rivoluzioni scoppino da sole senza nessun disegno dietro.E’ come pensare che Lenin nel 1917 sia tornato col vagone piombato in Russia da solo, invece che pagato dal governo tedesco.
E’ come pensare che le primavere arabe fossero spontanee e non pagate dagli USA.
Un disegno c’ e’ dietro un progetto c’ e’ dietro e non e’ da complottisti dirlo: e’ lampante che tutte
le scelte dei governi occidentali contro la pandemia / pandemonio siano state orchestrate per andare in una direzione e fare gli interessi di una specifica elite .
Il fatto che i paesi del terzo mondo, Africa in primis, siano stati risparmiati da tutto il pandemonio, ne e’ la prova lampante.
Il pandemonio e’ servito e serve ad intessi economici enormi. Non so se e’ complottismo dirlo, ma secondo me e’ semlicemente logico e
evidente. Il dr, Fauci ha conflitti di interessi enormi. E con lui il governo. USA e a cascata tutti gli altri satelliti USA come l’ Europa.
Altro che spontaneita’’ popolare.
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Si tratta a mio modesto parere di un’analisi storico-filosofica di eccezionale valore, davvero ottima.
Mentre leggevo la parte dedicata al pensiero di Cartesio mi è tornata in mente la famosa espressione di San Tommaso d’Aquino su analoga tematica: “nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” («niente è nell’intelletto, che prima non sia stato nei sensi»): l’opposizione tra il pensiero cartesiano e quello realista aristotelico-tomista non potrebbe essere più netta.
Per chiudere il cerchio occorrerebbe a mio parere integrare l’eccellente analisi di Musso con le necessarie considerazioni a proposito del concetto stesso di “Modernità” e dell’idea portante alla sua base (la “Rivoluzione”).
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Grazie, Prof. per il “pane” del fornaio Musso. Si legge bene e fa pensare.
Non caricherei però sulle spalle di Cartesio l’intera responsabilità del divorzio tra ragione e realtà.
Solov’ev, ne “La crisi della filosofia occidentale”, intende la contrapposizione cartesiana di “res cogitans” e “res extensa” come l’esito di almeno altre due “fratture” anteriori: quella tra “logos” e “mythos” degli inizi della filosofia greca e quella tra “ratio” ed “auctoritas” della filosofia scolastica.
Si dovrebbero inoltre ricordare le fratture introdotte nella stessa “ratio”, ben prima di Cartesio, da Duns Scoto (con la teoria dell’univocità dell’essere) e da Occam (con il nominalismo). La loro “moderna” impostazione di pensiero, che “apparteneva alla stratosfera dell’alta intellettualità e che riguardava solo un piccolo numero di individui culturalmente privilegiati, tutti maschi e tutti preti; scritta in un linguaggio che solo una minuscola percentuale della popolazione poteva capire e veniva trasmessa solo per mezzo di codici copiati a mano e solo fra docenti maschi degli studia conventuali e delle tre università – Parigi, Oxford e Cambridge – che avevano già una facoltà di teologia prima del 1340”, ebbe nell’immediato un “impatto sociale, politico, culturale (in senso ampio) ed economico uguale a zero”, ma poté diventare di senso comune, con tutte le sue implicazioni, a partire dalla Riforma protestante: ben prima, quindi, dell’istruzione di massa di fine ottocento, come invece ritiene Musso (Cfr. B. Gregory, Gli imprevisti della Riforma. Come una rivoluzione religiosa ha secolarizzato la società, Vita e Pensiero, Milano 2014, pp. 48-49. Un libro illuminante).
Non mi si dica, però, che questo andare all’indietro a cercare la “causa della causa” della nostra indigenza e dei nostri problemi ci porterebbe ad Adamo ed Eva ed al peccato originale. Lo so da solo. E credo che in fondo sarebbe l’unica interpretazione adeguata.
Lo credeva in fondo anche Dante che misurandosi, fino a mettere in gioco la propria stessa esistenza, con le fratture tra Impero e Chiesa, tra morale e metafisica, tra filosofia e teologia (riconducibili alla frattura tra la realtà e le sue ragioni… Cfr. E. Gilson, Dante e la filosofia, Jaca Book, Milano 2021), indica come unica soluzione il viaggio di ritorno all’Origine in cui, come dice Lei, Prof, tutta “la realtà è creata dall’infinita Sapienza e dall’infinito Amore trinitario”.
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